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Parigi-Dakar, 29 anni di sfide nel deserto

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    Superfunkooliano
    00 12/01/2009 21:20
    Il Rally Dakar è uno dei Rally Raid più famosi al mondO
    ROMA - Ventiquattro piloti hanno lasciato la vita nella polvere della Parigi-Dakar. E'il bilancio delle ventinove edizioni della gara nel deserto più famosa e pericolosa. Il sudafricano Elmer Symons, a tre giorni dall'inizio della competizione del 2007, è solo l'ultima vittima di un lungo elenco nero che, contando anche gli incidenti in elicottero, gli spettatori investiti dalla carovana e altri tragici casi - come in Mali, a causa di un proiettile vagante - arriva a ben 54 morti, dal 1979 ad oggi.

    Questi in ordine cronologico, i precedenti tragici della Dakar:

    1979: Il motociclista Patrick Dodin muore per una caduta, mentre tentava di sistemarsi il casco che gli si era allentato;

    1982: Tragica fine per l'olandese Bert Oosterhuis che cade da una Yamaha nel corso della tappa da Quatre Chemins ad Ecker;

    1983: il francese della Yamaha, Jean-Noel Pineau, si schianta su un tronco ai margini della strada che portava a Ouagadougou;

    1986: Durante il trasferimento verso Sète, il motociclista giapponese Yasuo Kaneko viene investito ed ucciso da un automobilista. Martedì 14 gennaio, durante il raid a otto chilometri da Gourma-Rharous, ai margini del Niger, cade un elicottero che seguiva la corsa. Nell'incidente muoiono l'inventore della Dakar, Thierry Sabine, il cantante Daniel Balavoine, la giornalista Nathaly Odent, il pilota Francois-Xavier Bagnoud ed il tecnico radio Jean-Paul Lefur;

    1988: Kees Van Loevezijn, navigatore olandese della Daf di Van de Rijt muore sul colpo dopo essere stato sbalzato via dal mezzo su cui si trovava. La stessa edizione è fatale anche per Patrick Canado, copilota di Boubet, dopo una collisione con un altro mezzo;

    1991: Charles Cabannes, pilota francese d'un camion d'assistenza, viene ucciso da un proiettile vagante in Mali;

    1992: Tra Syrta e Sabha (Libia), Jean-Marie Sounillac e Laurent Le Bourgeois, muoniono a bordo di una vettura d'assistenza. Tragica fine anche per il motociclista Gilles Lalay, in seguito alla collisione con una Toyota del servizio di assistenza medica;

    1994: Muore un altro pilota di moto, il belga, Michel Sansen, vittima di una caduta;

    1996: E' la volta di Laurent Gueguen. Il suo camion esplode nella tappa da Foum El Hassan a Smara;

    1997: Il motociclista Jean-Pierre Leduc muore dopo una caduta sul percorso che stava attraversando il Mali;

    2002: Daniel Vergnes, preparatore dei veicoli del team Toyota Trophy, perde la vita durante il trasferimento in Mauritania;

    2003: La vettura del navigatore Bruno Cauvy, alla sua prima Dakar, si capovolge nel deserto in Libia;

    2005: il 10 gennaio muore il motociclista spagnolo Josè Manuel Perez, quattro giorni dopo una caduta nel corso della settima tappa, in Mauritania.
    Il giorno successivo Fabrizio Meoni, 47enne toscano della Ktm, viene stroncato da un arresto cardiaco dopo una caduta nell'undicesima tappa, da Atar a Kiffa. Aveva vinto la Dakar nel 2001 e nel 2002;

    2006: muore a 41 anni il centauro australiano Andy Cadelcott, vittima di una caduta nel corso della speciale della 9/a tappa tra Nouakchott e Kiffa.

    LE VITTIME SONO TANTE..PERO' E' UNA GARA SPETTACOLARE....E' PURE VERO CHE PENSO SIA IMPOSSIBILE GARANTIRE TUTELA COMPLETA AI PARTECIPANTI....QUINDI LA DOMANDA E': CONTINUARE PER LO SHOW O FERMARE IL TUTTO PER LE TROPPE MORTI SENZA PROVARE NEANCHE A TROVARE UNA SOLUZIONE??..CHE DOMANDONE..... [SM=x671467] [SM=x671467] [SM=x671480]
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    M@rzy
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    Superfunkooliano
    00 12/01/2009 22:56
    A me nn piace... ma nn credo sia giusto fermarla. Del resto, quelli che la fanno sanno i rischi a cui vanno incontro. L'unico errore che non bisogna fare è piangerli. Nel senso: se Tizio va a vedere una partita, e muore per un razzo ke gli arriva sugli spalti, non ha colpa. Se Tizio invece va in una trasferta, con l'intento di far casino, e poi muore per un colpo dopo tafferugli e colluttazioni, pazienza. E' colpa sua.

    Tutto questo per dire che cosa? Non consideriamoli eroi. Gli eroi sono altri.

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